Le Pratiche Filosofiche

Le pratiche filosofiche sono un insieme di attività finalizzate alla crescita personale, intellettuale ed esistenziale, che fanno riferimento a precisi indirizzi e metodologie della filosofia e che, soprattutto, sono rivolte a tutti coloro che intendono impegnarsi in un percorso di autoconsapevolezza, anche se non hanno alcuna conoscenza di tipo filosofico.

Le principali pratiche filosofiche sono:

La filosofia è intesa da queste pratiche come un con-filoso-fare rivolto alla vita.

Si configura perciò come un’attività che utilizza strumenti filosofici, cioè prevalentemente razionali, rinvia a un con-, ad un lavoro da affrontare insieme, attraverso il dialogo e la comunicazione, e, infine, si identifica con un fare, vale a dire una prassi finalizzata ad un reale mutamento della propria esistenza.

Il quadro teorico entro la quale si inquadrano è quello della filosofia intesa come “cura dell’anima” ed esercizio di saggezza, i cui obiettivi sono la felicità e l’equilibrio: si tratta di una tradizione che si è sviluppata in Occidente, soprattutto nella filosofia antica e in alcuni rilevanti filoni di quella moderna-contemporanea, e in Oriente. L’idea che la filosofia debba essere strettamente legata alla vita e che, nonostante tutta la sua tensione astrattiva, di fatto lo sia sempre, non è mai scomparsa del tutto e ha alimentato il pensiero di molti filosofi, da Agostino a Montaigne, da Pascal a Kierkegaard, da Schopenhauer a Nietzsche, sino ad arrivare al pensiero fenomenologico-esistenzialistico, che ha segnato in profondità una buona parte del Novecento.

Gli strumenti e le metodologie utilizzati sono diversi ma convergenti: il pensiero dialogico, e in particolare il dialogo socratico, la ricerca comune e la definizione di idee, l’ascolto e l’attenzione rivolte al ragionare proprio e altrui, l’individuazione delle emozioni e dei sentimenti sottostanti il pensare, l’individuazione e la conseguente competenza nel gestire principi, convinzioni, visioni del mondo che muovono i comportamenti e le scelte, l’uso di categorie provenienti dal pensiero fenomenologico-esistenzialistico.


Il counseling filosofico individuale    

Alla luce delle più recenti conoscenze e riflessioni è apparso evidente che molte situazioni di disagio, giovanile e adulto, non riguardano solamente la sfera psicologica profonda ed emotiva, ma toccano la dimensione più ampiamente esistenziale, che attiene ai progetti, ai valori, ai significati che guidano la vita.

A questa sfera, in particolare, si rivolge il counseling filosofico, che agisce utilizzando metodologie prettamente filosofiche: si tratta infatti di una relazione d’aiuto che trae ispirazione dalla filosofia come “cura dell’anima” sorta nell’antica Grecia e tornata in auge negli ultimi decenni; si serve perciò dell’ascolto e del dialogo, nell’ottica socratica.

Il counselor filosofico lavora in assenza di patologie, non intende “curare” in senso stretto, non fa diagnosi, anche se deve saper riconoscere una patologia per poter eventualmente indirizzare il consultante da uno psicoterapeuta.

Non assume una definizione assoluta e definitiva di “normalità”, proprio perché non si occupa di curare le “malattie” della psiche; non giudica ma aiuta l’interlocutore a comprendere se stesso, le ragioni delle proprie scelte, i problemi che possono sorgere.

Rifiuta di “psicologizzare” e medicalizzare in linea di principio tutte le situazioni problematiche dell’uomo: dolore e sofferenza fanno parte della vita e si interviene con la psicoterapia solo se vi sono situazioni patologiche.

Finalità del counseling filosofico:

  1. sviluppare la capacità di affrontare razionalmente e consapevolmente singoli problemi
  2. sviluppare una maggiore conoscenza di sé e delle proprie potenzialità
  3. chiarire la propria visione del mondo, implicita nelle decisioni che volta a volta vengono prese
  4. sviluppare la capacità di rapportarsi a se stesso e al proprio mondo da una prospettiva più critica, ampia e profonda.

Il counseling filosofico si occupa di:

  1. Problemi esistenziali (senso della vita, realizzazione di sé e ricerca dell’autenticità, dolore, malattia, morte).
  2. Problemi di identità.
  3. Problemi legati all’alterità (rapporto con l’altro).
  4. Problemi decisionali (lavoro, studi, affetti).
  5. Problemi religiosi.
  6. Problemi etici e bioetici.
  7. Problemi educativi.
  8. Esigenze intellettuali di ricerca e conoscenza.

Vi sono poi “casi di confine” tra normalità e patologia, che possono essere utilmente trattati sia con il counseling che con le psicoterapie:

  1. Condizioni d’angoscia.
  2. Depressione esistenziale.
  3. Crisi esistenziali. Tipiche sono quelle delle età di transizione.
  4. Crisi di valore e di significato (lavoro, matrimonio, ideali politici).


Dialogo socratico

Con l’espressione “dialogo socratico” ci si riferisce in primo luogo, ovviamente, al metodo seguito da Socrate nei dialoghi platonici; più in particolare, esso indica la pratica filosofica elaborata e proposta da Leonard Nelson in Germania a partire dagli anni Venti.

Il dialogo socratico di Nelson è caratterizzato dallo sforzo comune di trovare la verità riguardo all’argomento oggetto della discussione, ossia la ricerca di una soddisfacente risposta ad una domanda che i partecipanti hanno posto come oggetto di indagine. Si tratta di una “prassi”, cioè di una esperienza fatta in comune, definibile come un “pensare gli uni con gli altri”; questa esperienza richiede e sviluppa le capacità di ascoltare le opinioni degli altri, di argomentare logicamente, di esprimere con precisione e correttezza le proprie.


Comunità di ricerca

La community of enquiry è una comunità di indagine intorno ad un tema; parte da uno stimolo o da un insieme di stimoli, che possono essere costituiti da un testo, un film, un’opera d’arte e, adeguatamente guidata da un filosofo-facilitatore, si interroga in modo dialogico.

Allo stimolo iniziale segue una organizzata circolazione di domande e quindi di parole-chiave che vengono registrate e diventano i punti di riferimento per una circolazione di pensiero finalizzato all’individuazione di problemi e idee.

La comunità di ricerca, oltre a sviluppare conoscenza e consapevolezza nel gruppo e nei singoli, favorisce il confronto e la capacità di lavorare insieme; l’idea che la ispira è quella della ricerca aperta, onesta e rispettosa.

Si tratta di una pratica che si è consolidata nella cultura anglo-americana a partire dalla concezione deweyana della conoscenza e dell’educazione come ricerca (inquiry); ha trovato interessanti sviluppi nella Philosophy for Children di Matthew Lipman a partire dagli anni Sessanta.


Café philo

L’espressione “Café Philò” indica un’attività culturale nata a Parigi all’inizio degli anni Novanta, ad opera del filosofo Marc Sautet; si trattava di incontri che si tenevano settimanalmente presso il Café des Phares, in Place de la Bastille, durante i quali si parlava liberamente di filosofia e che erano in grado di coinvolgere addirittura sino a duecento persone.

Oggi con questa espressione si fa riferimento ad una discussione filosofica pubblica riguardante i più disparati argomenti. I partecipanti non devono assolutamente essere “filosofi”, ma semplicemente persone interessate a riflettere e dibattere di temi filosofici il più possibile legati all’esperienza e alla vita individuale e collettiva.

Durante un Café Philò non si parla di astratte teorie, ma si pratica la filosofia, ci si lascia trasportare, come è in uso dire, dal “filoso-fare”.

Il carattere filosofico di questi dibattiti è garantito dalla presenza di un filosofo che funge da “facilitatore” e ha il compito di far procedere la discussione nella direzione di un progressivo approfondimento dell’argomento prescelto.

Gli obiettivi che si intende realizzare sono:

  1. a) consentire ai partecipanti di “prendersi cura” di se stessi, riservandosi uno spazio di riflessione e di “spiritualità” molto spesso difficile da ritagliare all’interno dello stile di vita contemporaneo;
  2. b) sviluppare, attraverso il confronto con gli altri interlocutori, capacità di ascolto e di argomentazione;
  3. c) riflettere in modo approfondito su temi considerati importanti per l’esistenza individuale e collettiva, conseguendo una visione più chiara e profonda di sé e delle proprie convinzioni;
  4. d) ricevere, attraverso il confronto, stimoli e informazioni che consentano di procedere in modo personale nella riflessione.

Corsi di formazione e aggiornamento  

Le varie forme di intervento delle pratiche filosofiche possono convergere ed essere utilizzate insieme ad altre modalità di intervento (lezione frontale dialogica, simulazioni di situazioni, etc.) per organizzare corsi di formazione e aggiornamento rivolti a istituzioni educative (scuola, corsi professionali), aziende, strutture sanitarie, gruppi di professionisti (medici, psicologi, avvocati, insegnanti, manager di vario livello etc.).

I corsi si incentrano su diversi temi:

  • conoscenza e gestione del conflitto
  • condizioni di lavoro e burn out
  • conoscenza e gestione di problemi bioetici
  • riflessione operativa sul tema della “cura” e del “prendersi cura”
  • questioni filosofico-scientifiche inerenti alle varie professioni (linguaggio e comunicazione, alterità e rapporto con l’altro, conoscenza ed epistemologia, identità e differenza, ragione ed emozioni)

I corsi, oltre a sviluppare conoscenze e maggiore consapevolezza su se stessi, le proprie attività e la propria professione, tendono a favorire la capacità di discussione in gruppo e a sviluppare una maggiore propensione alla collaborazione.